Sapere pedagogico e legittimazione educativa

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Si ripropongono qui pagine di cultura pedagogica già apparse in anni lontani, sul finire del travagliato Novecento. Secolo travagliato con pedagogie travagliate ma vive, dinamiche accompagnatrici della formazione storico-politica di classi ascendenti e con il desiderio espresso di miglioramento delle proprie condizioni iniziali.

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Descrizione

Si ripropongono qui pagine di cultura pedagogica già apparse in anni lontani, sul finire del travagliato Novecento. Secolo travagliato con pedagogie travagliate ma vive, dinamiche accompagnatrici della formazione storico-politica di classi ascendenti e con il desiderio espresso di miglioramento delle proprie condizioni iniziali. Questo il passaggio necessario, in quegli anni, per una mobilità sociale ascendente e per la conquista di un posto consono a sé nella società mutante. Un compito che la scuola e l’Università hanno assolto con molta dignità. Poi sono arrivate le accelerazioni, i mutamenti di paradigma, le soluzioni salvifiche, l’efficienza strumentale, la centralità del successo economico… e la marginalizzazione della «scuola per il cittadino». La scuola e la pedagogia sono state chiamate a «professionalizzare», a guardare con occhio più che attento al mondo del lavoro, al tasso possibile di «impiegabilità». Ma l’uomo dove si formava? Dove trovava gli spazi per la cura di sé, per la formazione di un’anima non utilitaristica e non utilizzabile da altri? E i maestri, di cosa erano maestri? Continuavano a formare spiriti critici o ammaestrati esecutori di piani governativi o super-governativi?

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