Descrizione
Il mondo che cambia pretende che chi lo abita cambi. Nel mantenimento di leggi giuste, nell’adeguazione a interessi e desideri, nell’attenzione a bisogni e risorse sia individuali sia collettivi. È proprio sul limite fra individuale e collettivo, personale e universale, privato e pubblico che si gioca la partita più importante, quella della cittadinanza. La conquista dello stato di diritto, il raggiungimento della democrazia non sono dati una volta per tutte. Nel concetto stesso di democrazia risiede il germe del cambiamento, in quell’ineludibile rapporto che lega l’uomo al mondo, il soggetto alla comunità, la persona alla società, il cittadino allo Stato democratico. Attraverso la partecipazione il cittadino agisce nella società, la vive, la rispetta e la tradisce, la scopre adeguata o inadeguata, ne rimodula caratteristiche, ne anticipa prospettive, ne riconosce i limiti. Una società come quella attuale, perennemente in evoluzione, immersa nel cambiamento, nella globalizzazione, nel multiculturalismo, è una società disorientante, in cui il cittadino può anche fare fatica a sentirsi “rappresentato” o “riconosciuto” come soggetto attivo. All’interno di un simile processo, che è al tempo stesso di conoscenza del sé e di relazione con l’altro, un grande aiuto può provenire dalla pedagogia. Dalle origini del pensiero occidentale vicina al concetto di democrazia e cittadinanza, essa indica la linea della responsabilità nell’agire umano, ampliando la coscienza di sé e rendendo le persone disponibili all’incontro con gli altri, favorendo la solidarietà fra gli esseri umani. In quest’ottica la solidarietà non è da considerarsi una virtù umana a cui dover aspirare per essere brave persone, ma un diritto-dovere imprescindibile del vivere sociale, un modo, forse l’unico, per riconoscersi cittadini oggi.