Descrizione
L’esistenza umana è esperienza quotidiana e da essa trae origine la conoscenza. Sin dall’antichità, il pensiero filosofico ci ha insegnato a distinguere l’esperienza in doxa ed episteme. La prima rivolta all’opinabile, legata alla sensazione; l’altra associata alla verità. Qui trae origine l’epistemologia in quanto “discorso” che saggia i fondamenti scientifici della conoscenza. Inoltre, l’epistemologia si determina come scienza della conoscenza vera di determinati campi dell’esperienza. L’esperienza è ciò su cui si fa scienza e su di essa si costruiscono le teorie. La questione che ne consegue è: di quale esperienza si fa scienza? Vi sono esperienze che vengono dalla natura, dalla coscienza, dalla soggettività umana, da Dio, dall’uomo in relazione a Dio, etc. Questo fa emergere la complessità della conoscenza quando essa voglia costituirsi come scienza. Inoltre si evince l’inevitabile incidenza dell’oggetto e della metodologia nella costituzione di una scienza. Dunque, la sequenza che ne scaturisce e su cui occorre riflettere è: soggetto, oggetto, scienza (sapere) e legame veritativo. Questa successione lineare ha da sempre affascinato e dannato l’avventura dell’uomo nella ricerca della verità. Le diverse possibili combinazioni di questa sequenza lineare hanno prodotto, nella storia del pensiero scientifico, le più varie posizioni critiche: idealismo, realismo, induttivismo, deduttivismo, positivismo e via così fino al fallibilismo popperiano.