Imparare dentro a star bene fuori

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C’è un aspetto della pedagogia che normalmente e volutamente si trascura fino al punto da dimenticarlo: si tratta del processo rieducativo, che dovrebbe essere realizzato all’interno degli istituti di pena, dai quali, solo a parlarne, si fugge a gambe levate.

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Descrizione

“C’è un aspetto della pedagogia che normalmente e volutamente si trascura fino al punto da dimenticarlo: si tratta del processo rieducativo, che dovrebbe essere realizzato all’interno degli istituti di pena, dai quali, solo a parlarne, si fugge a gambe levate. […] Tuttavia, se si volesse veramente dare senso e significato all’espressione “rieducazione” sarebbe proprio sulle istituzioni scolastiche nel carcere e su coloro che, nonostante tutto vi prestano il loro servizio, qualche volta ai limiti dell’eroismo, che dovrebbero concentrarsi gli sforzi maggiori”. Impegno e dialogo tra la pedagogia e le scienze del penitenziario, al fine di realizzare una “rivoluzione promessa” degli istituti di pena, significherebbe aprire la via verso un nuovo modo di pensare l’istituto di pena stesso. Metamorfosi di pensiero che porta a rappresentare l’idea del carcere non come “punto di arrivo” ma come punto da cui “ripartire”. Attualizzare il significato della pedagogia all’interno del contesto penitenziario, significa valorizzare la sua pratica rieducativa d’eccellenza: la scuola dentro. La problematicità della questione, intende promuovere una via nuova di cambiamento sociale e culturale del modo di pensare al penitenziario: trasformare la bruttura del carcere, nella bellezza di una seconda chance, in cui si potrà avere l’opportunità di sperimentare pratiche di vita nuove e valori condivisi dalla società educante.

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