Francesco Negri da Bassano. Tragedia intitolata libero arbitrio

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Francesco Negri, benedettino convertito alla Riforma e rifugiato a Chiavenna, pubblica, in coincidenza con l’apertura del Concilio di Trento, un testo teatrale dal preciso fine pedagogico: compendiare le accuse rivolte dai riformati al cattolicesimo romano per fornire strumenti utili alla controversia e al proselitismo.

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Descrizione

Francesco Negri (1500-1563), benedettino convertito alla Riforma e rifugiato a Chiavenna, pubblica, in coincidenza con l’apertura del Concilio di Trento, un testo teatrale in volgare italiano dal preciso fine pedagogico: compendiare le accuse rivolte dai riformati al cattolicesimo romano, per fornire strumenti utili alla controversia e al proselitismo. La sua Tragedia intitolata Libero Arbitrio, riedita in versione accresciuta nel 1550 e presto tradotta in latino, francese e inglese, mette in scena la battaglia religiosa sul difficile palcoscenico del teatro dottrinale. Negri compone il suo dramma nei classici cinque atti, lo intitola “Tragedia” in omaggio alla teoria aristotelica dei generi ma lo infarcisce di apporti comici e basso-corporei, e sceglie una prosa decisamente antiteatrale, radicalizzando il recente modello del Pasquillus extaticus di Celio Secondo Curione. Nella sua opzione per un “teatro da leggere”, in linea con la sua vocazione di maestro, Negri costituisce un momento fondamentale della ricerca culturale dei primi Riformati italiani, in bilico tra la tradizione umanistica e i suggerimenti del teatro popolare in lingua tedesca.

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