Descrizione
Una società globale, che è, per i continui processi migratori, costretta a rispondere alle sfide delle diversità etniche e culturali, non può prescindere dall’educazione interculturale e dalla crescita inclusiva. La scuola deve, perciò, essere in grado, oggi, non solo di elaborare criticamente le conoscenze e l’intercultura ma anche di promuovere interrogativi e spiegazioni non riconducibili alla dimensione limitativa dei test. La legge n. 107/2015, criticamente analizzata e commentata nel presente volume la “Buona Scuola”, non offre alcuna risposta a tali sfide. Anzi, i contenuti di tale legge, tranne che per alcuni punti, come la programmazione/progettazione del Pof, trasformata da annuale a triennale (Ptof), la titolarità e la sede di servizio non più di una singola istituzione scolastica ma dell’ambito territoriale e il Comitato di valutazione dei docenti, dove è prevista anche la presenza dei genitori, degli studenti e di un rappresentante dell’ufficio scolastico regionale, nella stragrande maggioranza dei casi erano già presenti nella vigente legislazione scolastica. Pertanto, gli esiti, che la riforma della “Buona Scuola” si attendeva, potevano essere raggiunti in egual misura con qualche semplice circolare ministeriale.