Per una cultura delle differenze

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La dimensione interculturale nell’istruzione e la formazione è stata indicata come uno dei pilastri della nuova Europa e, in quanto dimensione trasversale di sistema, la sua introduzione a scuola è stata governata dalla sperimentazione e da miriadi di “buone pratiche”.

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Descrizione

La dimensione interculturale nell’istruzione e la formazione è stata indicata come uno dei pilastri della nuova Europa e, in quanto dimensione trasversale di sistema, la sua introduzione a scuola è stata governata dalla sperimentazione e da miriadi di “buone pratiche”. Oggi, questo quadro sembra evolvere verso approcci sempre più strutturati ma, per una didattica fondata su modelli e strumenti research evidence based, sono tante le zone oscure e i luoghi comuni che vanno affrontati e risolti. Non si tratta di un obiettivo semplice: la scuola, come dispositivo di socializzazione ai ritmi “meccanici” della modernità (per usare la metafora adottata da Carneiro), rappresentati dalla fabbrica e dalla burocrazia della società industriale, stenta a cambiare pratiche e comportamenti. Mentre la società esterna spinge per la definizione di nuove qualifiche, per la cittadinanza e per l’occupabilità (piuttosto che l’occupazione); mentre l’era digitale sta espandendo di continuo gli ambienti di apprendimento e socializzazione dei cosiddetti “Millennials” o “Nativi Digitali”; mentre l’arrivo massivo di migranti fa pressione sul sistema, la scuola sembra intrappolata dentro il sistema: dovremmo continuare a fare meglio ciò che sappiamo fare, oppure dovremmo imparare a trasformare? Le autrici tentano di suggerire le strade maestre di questa auspicabile trasformazione.

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